Sono qui a decidere cosa fare, le idee
non sono chiare. Aspetto, penso, medito, osservo. Elaboro stancamente
qualcosa che non è chiaro. Elaboro una destinazione senza sapere
dove andare. Non ci riesco, brancolo nel buio. Sono pervaso dalla
stanchezza del vedere sempre le stesse cose. Cose sempre uguali, cose
noiose. Un litigio per destare l’attenzione, un litigio per
catturare alcune persone.
Eppure, siamo circondati dal nuovo che
avanza, quel nuovo che secondo il mio umile parere è protetto dalla
realtà che lo circonda da una patina grigia, che non ricorda di
certo il platino, ma solo un qualunque grigiore. Semplice grigiore,
accesso da nuove parole.
Nuove parole? Si ascoltiamo parole, ci
entusiasmiamo, forse un po’, forse non più. Parole, parole,
parole. Isolate da un contenuto non nostro, isolate dalla realtà di
molti.
Che dire? Parole, che ascoltiamo, parole che a volte facciamo
nostre, parole che forse servono ad altri. Non capisco chi sono
questi altri, o forse lo capisco troppo bene e non vorrei pensarci
più. Non vorrei credere ai miei pensieri più reconditi. Vorrei
restare vicino soltanto alle parole che ascolto.
Ma cosa ascoltano le
mie orecchie? Le stesse cose che ascoltate anche voi?
Non so, ognuno
parla, dice la sua, la interpreta e la fa interpretare a modo suo.
Pensare agli altri, impostare, gestire, comincio ad esserne stufo. E’
ora di dare un colpo di reni, di cominciare a pensare per Noi.
Si,
facciamo parte di un processo evolutivo, di un evoluzione che procede
a ritmi frenetici, ma di fatto ci lascia sempre fermi al punto di
partenza. Già. Cambiano i tempi, cambiano le circostanze, cambiano
le modalità, ma di fatto nulla cambia. Siamo sempre li ad ascoltare,
quello che cambia è che giorno dopo giorno stiamo perdendo sempre di
più l’interesse, l’interesse nel fare, partecipare, essere parte
integrante della collettività. Una collettività che forse ha sempre
il bisogno di essere guidata, di poter credere in qualcosa. Di
lasciare una propria impronta in un mondo infinito. Un mondo così
grande, impossibile da conoscerlo tutto, di poterlo vedere tutto in
una sola vita, ma al contempo stesso così piccolo, quasi invisibile osservato dalla prospettiva
dell’infinitamente grande.
Fermiamoci un attimo, torniamo a noi.
Qui, attorno a me. Questo, come quelli fatti nel recente passato non
sono altro che piccoli viaggi spazio temporali. Hanno un piccolo
obbiettivo. Quello di aiutarci nell’osservare le cose da una
prospettiva diversa ed incredibilmente lontano da noi, ma al tempo
stesso vicina, vicinissima, anzi dentro di noi. Una capacità innata,
ma addormentata.
Deve essere solo risvegliata. Ne sono sicuro, e lo
dovete essere anche voi. Sinceramente sono stanco di una politica del
dire, voglio passare ad una politica del fare, del fare le cose
giuste.
E per questo sono allo stesso modo stanco di quello che ci
fanno studiare come l’obbiettivo del politico: semplicemente la sua
rielezione, con il conseguente bisogno estremo di dover fare
qualcosa, di dover cambiare tutto senza poi cambiare nulla.
E’ mai
questa la politica che noi vogliamo?
Non ci posso credere, non ci
voglio credere. Io, tu, noi tutti vogliamo solo tornare ad
emozionarci, ad appassionarci al voler fare qualcosa. NON per noi
stessi, ma per tutti. Dalle piccole alle grandi cose. L’obbiettivo
è lasciare un segno del nostro passaggio, lasciare un segno scolpito
nella pietra.
Un segno che dimostri che se si vuole tutto è
possibile. Anche l’inimmaginabile. Una piccola cosa, la volontà,
smossa dalla passione, animata dall’emozione. L’emozione, che
coltivata, curata, incanalata è lo stimolo della vita.
Ora faccio
una passeggiata nelle vie del nostro amato paese, e proprio qui
voglio tornare ad emozionarmi. Un emozione di tutti, un emozione con
te. Stai con me.
Nessun commento:
Posta un commento