venerdì 2 marzo 2018

FLAT TAX

La Flat Tax (letteralmente “tassa piatta”, cioè tassa forfettaria) è un tipo di imposta sul reddito che prevede l’applicazione di un’aliquota unica per tutte le fasce di reddito, diversamente da ciò che accade con le imposte progressive, le cui aliquote d’imposta hanno un peso più elevato in base al reddito che si possiede. Nel caso di applicazione della Flat Tax, non sono previste deduzioni (riduzioni della base imponibile per il calcolo della tassa), né detrazioni (riduzione del valore dell’imposta applicata sul reddito). La nascita di detto tipo di imposta risale a tempi molto antichi, addirittura se ne dà una prima definizione all’interno delle Sacre Scritture e, a seguire, se ne trovano testi risalenti alle più antiche culture arabe, nonché fu oggetto di discussione nella Firenze dei Medici. Solo in tempi recenti, grazie all’economista Milton Friedman, se ne dà una spiegazione economica e sociale concreta, che analizza i pro ed i contro della sua applicazione.
Talmente tanto complessa che la maggior parte dei Paesi avanzati non la applica. Perché è così difficile da applicare? Partendo da un approccio microeconomico, vale a dire analizzando la situazione economica esclusivamente per famiglie ed imprese, l’utilizzo di tale tipo di imposta prevede appunto l’applicazione di un’unica aliquota per tutti i tipi di reddito quindi il gettito fiscale risulta più alto per le famiglie abbienti o per chi comunque ha redditi elevati. Facendo un paragone di semplice intuizione, gli imprenditori avranno sicuramente un reddito più alto rispetto ai lavoratori, e questo causa un peso d’imposta maggiore che si riflette sulla produttività del sistema imprenditoriale; d’altro canto le famiglie, che si presuppone abbiano un reddito da lavoro, sono avvantaggiate perché vedono ridursi il loro carico d’imposta, potendo così impiegare il loro capitale diversamente, quindi consumando di più ed aumentando la produzione di beni e servizi che permetteranno alle imprese di incrementare i profitti e quindi i redditi. Gli effetti quindi si posso dire ridotti.
Estendendo ora l’analisi ad un approccio macroeconomico, includendo in questo caso anche la Pubblica Amministrazione, la situazione su descritta non cambia, ma si deve tener conto degli effetti che tale imposta ha a livello Amministrativo. Una Flat Tax applicata su tutti i redditi, come proposto dagli esponenti politici in questi giorni, rende sì un prelievo d’imposta equo ed una buona redistribuzione della ricchezza, ma ci rende tutti “apparentemente” ricchi; chi ne giova in ultima analisi è proprio lo Stato, in quanto la base imponibile per l’applicazione di detta imposta, è più ampia quindi il gettito fiscale aumenta di molto e gli effetti sul PIL sono altrettanto notevoli. Un altro grande economista, Keynes, ha introdotto la Flat Tax nel moltiplicatore economico macroeconomico (Stato, famiglie, imprese) e ne dedusse che, per applicare al meglio tale imposta, sarebbe stato opportuno introdurre un’ulteriore tassa sull’extra-profitto generato dai redditi di capitale. Non è facile perciò trovare una giusta applicazione di questa imposta, e le variabili di cui si deve tenere conto sono moltissime, specie nel contesto economico attuale; se verrà trovata una soluzione equa anche nel lungo periodo, potrebbe essere d’aiuto per tutti gli attori economici. In caso contrario, ci ritroveremo di nuovo dinanzi ad un ennesimo errore di valutazione da parte dei nostri governanti.
Scritto da Eleonora Angelini - Pubblicato sul numero 2 del 2018 nel Il Corace

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