giovedì 1 marzo 2018

IL CARNEVALE E LA QUARESIMA

Il Carnevale, periodo di “gioia sfrenata”, si oppone alla Quaresima, periodo di “penitenza disciplinata”: entrambi sin dalle civiltà precristiane hanno assunto un’importante valenza simbolica e sacra.

Il Carnevale, dal latino “carnem levare” (eliminare la carne), anticamente indicava il banchetto con libagioni a base di carne che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. I riti carnevaleschi trovano precedenti significativi nelle festività dionisiache greche e nei saturnali romani, ma anche in antichi riti legati al rapporto tra uomo e terra: che lavorava la terra dai primi dell’anno all’inizio della primavera celebrava con riti propiziatori il ritorno della luce e la fertilità dei campi.
Oggi il Carnevale propone un comportamento incentrato sulla parodia come espressione del bisogno di sciogliere gli obblighi sociali e le gerarchie lasciando il posto allo scherzo e alla dissolutezza. L’uso della “maschera che ride” risale alla credenza che la risata, anche se non reale, potesse allontanare gli spiriti maligni e che l’uomo con il volto coperto, non più legato alla sua umanità, potesse lasciarsi andare ad atti e comportamenti solitamente inusuali e mal tollerati. Successivamente, con la diffusione della religione cristiana prima e cattolica poi, il Carnevale ha assunto il significato di inizio ufficiale delle celebrazioni quaresimali.

Il periodo dei festeggiamenti del Carnevale non è disciplinato dalla liturgia ufficiale: esso si inserisce subito prima della Quaresima a partire da una data variabile secondo le tradizioni locali (l’Epifania, la festa di S. Antonio del 17 gennaio, la Candelora del 2 febbraio). La sua conclusione coincide con il Martedì Grasso, giorno in cui è tradizione consumare piatti a base di carne di maiale, il sanguinaccio, le frittelle dolci e tanti altri cibi tipici. Questo giorno precede simbolicamente il Mercoledì delle Ceneri, il primo giorno di Quaresima secondo il rito romano, in cui il celebrante, pronunciando la frase rituale “ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai”, impone le ceneri sul capo dei fedeli penitenti. Le ceneri utilizzate per la celebrazione sono quelle ottenute bruciando le palme e gli ulivi benedetti l’anno prima durante la Domenica delle Palme.
Così ha inizio la Quaresima, un periodo di quaranta giorni (in ricordo dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico) che precede le celebrazioni della Santa Pasqua. In questo periodo la penitenza quaresimale dovrebbe consistere in una preghiera più intensa ed assidua, nel digiuno ecclesiastico come partecipazione del corpo nel cammino di conversione e rinnovamento spirituale, e nell’astinenza dalle carni (magro) di venerdì come simbolo di abbandono del lusso per vivere una vita più essenziale. Dunque il Carnevale, con le sue manifestazioni folcloristiche e comportamentali, si pone in antitesi con la Quaresima, che dovrebbe essere un periodo di profondo rinnovamento spirituale in preparazione della celebrazione della morte e risurrezione del Cristo.

Scritto da Emanuele Nobili - Pubblicato sul numero 1 del 2018 nel Il Corace

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