venerdì 2 marzo 2018

OLIMPIADI INVERNALI: COREA DEL NORD E COREA DEL SUD SFILANO SOTTO UN’UNICA BANDIERA

La cerimonia di apertura dei XXIII Giochi Olimpici invernali ha visto l’ingresso congiunto, sotto la bandiera azzurra su sfondo bianco della Corea unita, degli atleti della Corea del Nord e della Corea del Sud e la stretta di mano tra il Presidente della Corea libera e la sorella del dittatore Kim Jong Un. Altissimo il valore simbolico del gesto che incoraggia e prelude al dialogo che la diplomazia internazionale in tanti anni non ha saputo concretizzare. Solcato il 38° parallelo  e costituita una squadra mista di hockey femminile, i due paesi a rischio guerra disegnano una tregua e lo fanno in mondovisione, in un’edizione olimpica da record per l’alto numero di atleti e Stati partecipanti, ben 92.
La nostra nazionale sarà presente con 121 atleti e gareggerà in 14 delle 15 discipline previste, portabandiera la pattinatrice Arianna Fontana. Il Comitato olimpico Internazionale ha previsto, durante le riunioni organizzative volte a definire i dettagli dei Giochi del 9-25 febbraio, anche la partecipazione del Vaticano;  monsignor Melchor Sanchez de Toca, ex pentatleta e delegato allo sport, sottolinea come “l’apertura dei Giochi invernali a Pyeongchang, a pochi chilometri dalla frontiera che separa le due Coree, la frontiera più militarizzata del mondo, acquista un valore simbolico unico grazie alla presenza di atleti della Corea del Nord che parteciperanno formando un unico comitato con i colleghi della Corea del Sud.
L’esile tregua olimpica consente di continuare a sperare in un mondo senza guerre, nonostante i tanti conflitti attualmente in corso”. I valori olimpici di partecipazione, lealtà, solidarietà, impegno, rispetto, uguaglianza e pace mostrano la loro attualità e urgenza non solo in campo sportivo. Utopistico pensare che tanto buon senso possa proseguire oltre le “Olimpiadi della Pace”, così sono state già definite, orientando le politiche nazionali? Thomas Bach, presidente del Cio, senza retorica sostiene “Questo è il momento che tutti aspettavamo, dovete essere fieri di tutto ciò. Il potere dello sport serve a unificare e a non dividere, nel 2016 abbiamo presentato a Rio la nazionale dei rifugiati, adesso ci adoperiamo per le Coree”.
Scritto da Roberta Adolfi - Pubblicato sul numero 2 del 2018 nel Il Corace

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