venerdì 2 marzo 2018

ELEZIONI, REGIONE E PARLAMENTO ALLA PROVA DEL VOTO CON I NUOVI SISTEMI ELETTORALI

Cori come tutti i comuni del Lazio si appresta a votare il rinnovo del presidente e del consiglio regionale del Lazio. Cori come tutti i comuni italiani il 4 marzo voterà anche per rinnovare il Parlamento.  La novità in entrambi i casi sono le leggi elettorali con le quali si andrà a votare. Sia la Regione Lazio che il Parlamento hanno votato nuove leggi elettorali che contengono novità rispetto al passato.  In Regione Lazio tra le novità più significative c’è l’abolizione del listino bloccato. Fino alla scorsa tornata elettorale il candidato presidente era accompagnato da un listino di dieci persone che entravano automaticamente alla Pisana in caso di vittoria. Adesso invece chi vuole diventare consigliere regionale dovrà farlo contando solo sui suoi voti e su quello della lista di appartenenza. Insomma, la vittoria si conquista sul campo e non a tavolino.
Inoltre, è stata introdotta la doppia preferenza di genere. L’elettore può scegliere fino a due candidati consiglieri ma di sesso diverso. Insomma, si vota un uomo e una donna (o solo un uomo o solo una donna). Questa novità ha costretto i partiti a creare liste composte per almeno il 40% di esponenti di sesso diverso. L’80% dei seggi sarà assegnato con metodo proporzionale, il restante 20 per cento sarà attribuito, come premio, direttamente alle liste circoscrizionali che sostengono il presidente e non più, come accaduto fino a oggi, attraverso il “listino”. In Regione è ammesso il voto disgiunto. Non esiste ballottaggio in Regione. Il candidato presidente con più voti vince direttamente al primo turno. In Parlamento invece il Rosatellum sostituisce il Porcellum. Spariscono i listoni bloccati e tornano i collegi uninominali. Un terzo circa dei seggi (232 seggi alla Camera, 116 al Senato), è assegnato in collegi uninominali e con il sistema maggioritario. Sulla scheda elettorale ciascuna coalizione indica un candidato al collegio uninominale: quello più votato prende il seggio. Ciascun partito o movimento inoltre propone una lista di quattro candidati, che si contendono un seggio alla Camera o al Senato con il voto proporzionale per un totale di 386 seggi alla Camera, 193 al Senato. Alla Camera 12 seggi sono riservati alla circoscrizione estero, 6 seggi per il Senato. Si può votare barrando il nome del candidato al collegio uninominale oppure il simbolo a cui è collegato il listino proporzionale. Anche in questo caso, non esiste doppio turno. Ma non è detto che la coalizione più votata riesca ad avere la maggioranza.

Sfatiamo un mito: gli italiani non votano per il premier. L’Italia è una repubblica parlamentare, gli elettori scelgono la composizione del Parlamento, il Presidente della Repubblica sceglie il Primo Ministro, il Primo Ministro va in Parlamento a chiedere la fiducia ammesso che riesca a formare la maggioranza. Ciascun partito può proporre al Presidente della Repubblica il suo leader come premier, ma sarà Sergio Mattarella a dare l’incarico e il Parlamento a decidere tramite la fiducia.

Scritto da Eleonora Spagnolo - Pubblicato sul numero 2 del 2018 nel Il Corace

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