venerdì 2 marzo 2018

I VACCINI SONO COSI DANNOSI?

Da più di un secolo, i vaccini vengono utilizzati contro specifiche malattie infettive, salvando milioni di vite. Eppure negli ultimi anni sono stati spesso demonizzati. Sempre più frequentemente si assiste ad un aumento di malattie infettive che sembravano scomparse da tempo. Il morbillo, per esempio, è tornato alla ribalta dopo un periodo in cui sembrava quasi scomparso. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, su oltre 2.000 casi segnalati di morbillo, l’86% riguardano bambini non vaccinati, evidenziando una forte avversione dei genitori a vaccinare i propri figli. Le paure che accompagnano la vaccinazione contro il morbillo risalgono alla fine degli anni ‘90 in cui venne pubblicato un articolo dell’allora medico Andrew Wakefield (poi radiato dall’Ordine dei medici) e collaboratori, secondo cui esisteva una correlazione tra la somministrazione del vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia (MPR) e lo sviluppo di autismo e di alcune malattie infiammatorie croniche intestinali. La campagna portata avanti dai movimenti antivaccinali ha purtroppo scatenato un allarmismo circa i suoi presunti effetti dannosi. Sebbene negli anni successivi numerosi studi epidemiologici abbiano smentito qualsiasi correlazione, si è assistito ad un calo delle vaccinazioni con una conseguente diminuzione dell’immunità di gruppo. L’American Academy of Pediatrics, inoltre, ha raccolto una serie di importanti studi scientifici internazionali sulla sicurezza dei vaccini, in cui si dimostra che, oltre la mancanza di correlazione, anche le probabilità di sviluppare una forma di autismo non sono correlate ad una somministrazione maggiore degli antigeni presenti nel vaccino.
I vaccini vanno a stimolare una risposta immunitaria specifica contro determinati agenti patogeni e svolgono un’azione protettiva, oltre che sul singolo individuo, anche sull’intera popolazione. La vaccinazione viene considerata come uno degli interventi di prevenzione più efficaci messi a disposizione dalla sanità pubblica per prevenire malattie gravi o che possono causare importanti complicanze. È per questo motivo che il Ministero della Salute e l’Agenzia Internazionale di Controllo e Prevenzione delle Malattie (CDC) raccomandano le vaccinazioni soprattutto in età pediatrica. La maggior parte dei bambini, trovandosi in buona salute, quando viene vaccinata non presenta reazioni avverse obiettivabili. Tuttavia, come qualunque trattamento sanitario, anche i vaccini non sono esenti da possibili effetti collaterali, anche se reazioni molto gravi sono rare. Per la maggior parte dei casi si tratta di reazioni locali semplici (lieve gonfiore o arrossamento nella zona dove viene praticato il vaccino), stati febbrili e reazioni di ipersensibilità cutanea, che scompaiono entro pochi giorni. Le reazioni definite “gravi” sono rappresentate da febbre elevata (>39,5°), convulsioni febbrili, reazioni di ipotonia/iporesponsività o viceversa pianto/ irritabilità, che si possono presentare nei bambini nel primo anno di vita ed episodi di cefalea negli adolescenti. Sono comunque eventi che si risolvono in tempi brevi senza lasciare alcuna sequela. Ad oggi i rischi correlati alla mancata vaccinazione sono notevolmente più alti rispetto ai possibili eventi avversi da attribuire ai vaccini. E ci preme ricordare come una capillare vaccinazione possa eradicare malattie estremamente pericolose per l’uomo, come è stato per il vaiolo. In questo caso una forte e coordinata campagna di vaccinazione su scala mondiale ha permesso di liberare l’intero pianeta da una malattia terribile. Adesso che il pericolo è passato non serve più vaccinarsi contro il vaiolo.
Scritto da Valentina Borro - Pubblicato sul numero 2 del 2018 nel Il Corace

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